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Renato Quartini



PRESENTAZIONE

Nessuna foto per ora disponibile Di anni 21. Nato il 27 settembre 1923 a Scrivia, in provincia di Genova. Di professione disegnatore tecnico, lavora presso l’Ansaldo di Sampierdarena. Dopo l’8 settembre si unisce al Gruppo di azione patriottica (GAP) formatosi all’interno della stessa azienda, sotto il comando (come tutti i GAP genovesi) di Giacomo Buranello. Nel luglio del 1944 guida un gruppo di partigiani nel tentativo di liberare un gappista sorvegliato dai fascisti all’ospedale San Martino. Ferito ad una gamba, riesce a coprire la fuga dei compagni ma viene catturato ed incarcerato a Genova. Nei seguenti 9 mesi di prigionia subisce numerosi interrogatori e torture, oltre a due delicati interventi di amputazione dell’arto colpito. Alle prime ore del 23 marzo 1945 Renato Quartini è prelevato dalla sua cella e condotto al cimitero di Cravasco (comune di Campomorone, Genova) con altri 19 detenuti, per essere fucilato in rappresaglia ad un’imboscata partigiana avvenuta nelle vicinanze il giorno prima, ed in cui hanno perso la vita 9 soldati della Wermacht. Durante il tragitto, due dei condannati riescono a saltare dal camion e a fuggire grazie all’aiuto dello stesso Quartini, che viene invece giustiziato assieme ai restanti 17 una volta giunto a Cravasco. Con lui, perdono la vita Oscar Antibo, Giovanni Bellegradi, Pietro Bernardi, Orlando Bianchi, Virginio Bignotti, Cesare Bo, Pietro Boldo, Giulio Campi, Gustavo Capitò, Giovanni Carù, Cesare Dattilo, Giacomo Goro, Giuseppe Malinverni, Nicola Panevino, Bruno Riberti, Ernesto Silvestrini. Franco Diodati, raggiunto da una raffica soltanto di striscio, riesce a salvarsi fingendosi morto. Alla memoria di Renato Quartini è stata conferita la medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione: "Comandante di un gruppo di partigiani, impegnatosi per ordine superiore in un’impresa tanto ardita da apparire disperata, veniva sopraffatto dalle preponderanti forze. Benché seriamente ferito si attardava, cosciente del suo sacrificio, e riusciva a coprire con il fuoco la ritirata dei suoi uomini. Caduto in mani nemiche e subito brutalmente interrogato, manteneva fiero ed esemplare contegno, nulla rivelando. Subiva poi l’amputazione di una gamba sopportando con stoicismo due successivi interventi chirurgici a poche ore di distanza. Subito rinchiuso in malsana cella manteneva fermo il cuore per nove mesi di dure sofferenze. Condotto a morte aveva ancora l’animo di facilitare, durante il trasporto in autocarro, la fuga di due compagni. Imbestialiti i tedeschi gli toglievano le stampelle e lo costringevano ad arrampicarsi sui fianchi di un monte sino al luogo dell’esecuzione lui, privo di una gamba e coi polsi incatenati. Duro calvario di martirio e di gloria affrontato con la fierezza dei forti e nel nome d’Italia. Cravasco (Genova), 23 marzo 1945." La data del decreto è tutt’ora in corso di verifica.

Autore della presentazione: Igor Pizzirusso

DATI ANAGRAFICI

Età 21 anni
Genere Maschio
Data di nascita 27/9/1923
Luogo di nascita Scrivia
Provincia di nascita Genova

Data di morte: 23/3/1945
Luogo di morte: Cimitero di Cravasco . C'è memoria epigrafica
Comune di morte: Campomorone
Provincia di morte: Genova
Regione di morte:Liguria

Titolo di studioLicenza media superiore
Categoria professionaleCulto, professioni e arti liberali
Professione Disegnatore tecnico Impiegato presso la Ansaldo di Sampierdarena (GE).

ATTIVITÀ NELLA RESISTENZA

Tipologia del condannato:Partigiano
Tipo di reparto: Gruppo
Nome del reparto: Gruppo Gruppo di Azione patriottica (GAP) di Sampierdarena (GE)
Tipo di reparto: Brigata
Nome del reparto: Brigata d'assalto Giacomo Buranello
Condizione al momento della morte: Combattente
Agente della condanna: Decisione di un comando militare
Tipo di esecuzione: Nazista
Circostanza della morte: Strage
Descrizione della circostanza della morte: Nel luglio del 1944 guida un gruppo di partigiani nel tentativo di liberare un gappista sorvegliato dai fascisti all’ospedale San Martino. Ferito ad una gamba, viene catturato ed incarcerato a Genova, dove rimane per circa 9 mesi. Il 23 marzo 1945 è prelevato dalla cella e condotto a Cravasco, per essere fucilato con altri compagni di prigionia.
Causa della morte: Fucilazione
Modalità dell'esecuzione Alle prime ore del 23 marzo 1945 venti detenuti vengono prelevati dalle carceri di Marassi per essere fucilati in rappresaglia ad un’imboscata partigiana nella zona di Cravasco che era costata la vita a 9 militi tedeschi. Durante il viaggio verso il cimitero del paese, due dei prigionieri riescono a fuggire, saltando dal camion. Gli altri 18 invece vengono fucilati dai nazisti alle ore 4 del mattino. Questi i loro nomi: Oscar Antibo, Giovanni Bellegradi, Pietro Bernardi, Orlando Bianchi, Virginio Bignotti, Cesare Bo, Pietro Boldo, Giulio Campi, Gustavo Capitò, Giovanni Carù, Cesare Dattilo, Giacomo Goro, Giuseppe Malinverni, Nicola Panevino, Renato Quartini, Bruno Riberti, Ernesto Silvestrini. Franco Diodati, colpito di striscio, riesce a salvarsi fingendosi morto.
Riconoscimenti:militare: Medaglia d'oro
Collegamenti:Strage di Cimitero di Cravasco , comune di Campomorone . 23/3/1945
Visualizzazione ingrandita della mappa
Condannati dello stesso gruppo di cui esistono lettere: Gustavo Capitò | Cesare Dattilo | Nicola Panevino |

BIBLIOGRAFIA

  • Franco Gimelli - Paolo Battifora (a cura di) Dizionario della Resistenza in Liguria, Genova, De Ferrari, 2008

COLLOCAZIONE ARCHIVISTICA

» Leggi
Lettera a Padre e ad Ester, scritta in data 16-03-1945
Località di stesura: Genova
Stato del documento: copia

La lettera è conservata presso:
Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea - Genova

Indirizzo web:
http://www.istitutoresistenza-ge.it

Collocazione archivistica:
Fondo DV, busta 7, fascicolo 25

Note al documento:
Sotto alla trascrizione del messaggio è riportata una breve biografia di Renato Quartini con alcune correzioni e aggiunte in penna blu.

INFORMAZIONI REPERIBILI IN ALTRE BANCHE DATI