Le lettere scritte dopo la cattura sono state considerate ultime lettere coerentemente con il criterio stabilito da Piero Malvezzi e da Giovanni Pirelli (cfr. la lettera scritta alla Sig.ina Lampugnani, datata Milano 11 aprile 1952, firmata Giovanni Pirelli, collocazione archivistica: Fondo Malvezzi Piero, Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana e europea, b.9 fasc. 23).
Queste lettere sono state scritte tra la cattura e l’esecuzione, di regola in assenza di condanna, in una situazione in cui non c’era una consapevolezza della morte imminente, ma un timore o un presagio suscitato dalle circostanze e dalla situazione (cfr. per es. le lettere di Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, l’ultima lettera di Cesare Dattilo, la prima lettera di Sergio Papi, la seconda di Umberto Ricci e le lettere di Guido Targetti e di Giovanni Tronco).
Tutte le tipologie appartengono, con diverse sfumature e accentuazioni, al genere del testamento spirituale di commiato in cui l’autore esorta, ammonisce, istruisce, comunica il proprio lascito spirituale e le motivazioni delle sue scelte e dei suoi atti.
Nei rari casi in cui ci siano pervenuti più documenti non abbiamo pubblicato sempre l’ultimo. Talvolta si è preferito pubblicare il testo più ampio, che meglio si presta alla comprensione di un messaggio svincolato dalla drammatica consapevolezza del condannato a morte.
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