Mostra su Teresio Olivelli

A San Donato Milanese, dal 16 al 29 aprile 2014, è visitabile la mostra “Teresio Olivelli: l’Amore che tutto vince”. L’esposizione è stata realizzata dall’Azione Cattolica della Diocesi di Vigevano e si compone di 24 pannelli su cui, con foto e documenti, sono descritte le tappe della vita di Olivelli, dall’infanzia a Bellagio fino alla sua morte.

La biografia di Teresio Olivelli pubblicata in questa banca dati

Di anni 29, professore universitario, celibe. Nato il 7 gennaio 1916 a Bellagio (Como) e residente a Mortara (Pavia). Cresciuto in una famiglia di profonda fede cattolica, nel corso degli studi universitari aderì al fascismo pensando di poterne modificare gli aspetti che secondo lui erano negativi tramite il Cristianesimo. Nel 1939 partecipò ai Littoriali della cultura di Trieste vincendoli con una dissertazione sul razzismo. Laureatosi in Giurisprudenza l’anno precedente, divenne nel 1939 assistente di Diritto amministrativo all’Università di Torino. Nel 1940 fu segretario del Servizio studi dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista a Roma fino a quando partì volontario per la guerra. Combatté nel 13º Reggimento artiglieria alpina della Divisione “Julia” con il grado di sottotenente. Dopodiché partecipò alle operazioni sul fronte russo. Questa esperienza lo cambiò radicalmente. Rientrato il 20 marzo 1943, a soli 27 anni fu assunto come rettore dal Collegio universitario “Ghislieri” di Pavia. Richiamato alle armi nel luglio successivo, dopo l’8 settembre 1943 fu catturato dai tedeschi e deportato in Germania. Dopo otto tentativi di fuga, riuscì finalmente a raggiungere l’Italia e ad entrare in contatto con il movimento clandestino. Incaricato di organizzare i contatti tra la provincia di Brescia, Cremona e il CLN di Milano, si dedicò soprattutto alla propaganda in ambienti cattolici grazie anche all’aiuto di Carlo Bianchi con cui fondò il foglio clandestino “Il Ribelle”. Il 27 aprile 1944 fu arrestato, insieme a costui in piazza San Babila a Milano, da militi dell’UPI avvisati della loro attività antifascista da un delatore. Immediatamente incarcerato nelle prigioni di San Vittore, fu sottoposto a duri interrogatori perché considerato un disertore. Vi rimase fino al 9 giugno quando fu inviato a Fossoli come internato politico. Qui ebbe modo di aiutare molti suoi compagni grazie alla sua conoscenza del tedesco. La sera dell’11 luglio anche il suo nome comparì nell’elenco di coloro che sarebbero stati fucilati il giorno dopo. Agli internati fu detto che avrebbero invece dovuto partire per nuova destinazione. La mattina del 12 luglio Olivelli non rispose all’appello. Rimase nascosto nel campo fino all’inizio di agosto quando fu scoperto in seguito allo sgombero di Fossoli. Tradotto a Bolzano, il 5 settembre fu deportato a Flossenburg. Il 1º ottobre fu destinato al sottocampo di Hersbrück dove morì il 12 gennaio 1945 in seguito alle percosse di una guardiano polacco per aver aiutato un prigioniero ebreo. Nell’aprile 1953 gli fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor militare alla memoria.

Teresio Olivelli

Teresio Olivelli in un’immagine tratta dal volume Uomini nomi memoria: Fossoli 12 luglio 1944 (a cura di Anna Maria Ori – Carla Bianchi Iacono – Metella Montanari; Carpi, Nuovagrafica, 2004, p. 132).“

ultima lettera di Teresio Olivelli

L’ultima lettera di Teresio Olivelli, scritta in data 8-10-1944 da Hersbrück

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