- L'archivio contiene 1 lettera di Adolfo Vacchi
PRESENTAZIONE
Di anni 57. Nato il 29 gennaio 1887 a Bologna. Sposato. Di professione insegnante. Laureatosi in Matematica presso l’Università degli studi della sua città natale, gli viene assegnata la cattedra di matematica e fisica all’ateneo di Venezia. Iscrittosi al Partito socialista, diventa dirigente sindacale, ma nel 1923 il governo fascista emette contro di lui un provvedimento di confino, che lo costringe ad abbandonare la cattedra universitaria e a trasferirsi a Milano. Qui Adolfo Vacchi lavora come insegnante privato e continua il suo lavoro di ricerca scientifica. Sfollato a Veniano (CO) con la famiglia in seguito all’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, dopo l’armistizio entra a far parte del Comando generale del C.V.L. (Corpo volontari della libertà) con il nome di battaglia "Hope". Nel 1944 è incaricato di allestire e organizzare una stazione radio clandestina dell’O.R.I. (Organizzazione per la Resistenza Italiana, subordinata all’Office of Strategic Service americano). Tradito da una delazione, viene sorpreso e arrestato dalla polizia fascista la notte del 18 agosto, mentre si trova nella sua abitazione. Incarcerato nel penitenziario di San Donnino (a Como), il 5 settembre successivo viene condotto presso il cimitero di Camerlata (fraz. di Como) e fucilato assieme al partigiano Rocco Jeraci.
DATI ANAGRAFICI
Età | 57 anni |
Genere | Maschio |
Stato civile | Coniugato |
Data di nascita | 29/1/1887 |
Luogo di nascita | Bologna |
Residenza | Veniano (CO) |
Data di morte: | 5/9/1944 |
Luogo di morte: | Cimitero di Camerlata |
Comune di morte: | Como |
Regione di morte: | Lombardia |
Titolo di studio | Laurea. Laurea in Matematica presso l'Università degli studi di Bologna |
Categoria professionale | Culto, professioni e arti liberali |
Professione | Insegnante |
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Appartenenza politica | Socialista |
ATTIVITÀ NELLA RESISTENZA
Nome di battaglia: | Hope |
Tipologia del condannato: | Partigiano |
Prima formazione nella Resistenza: | gennaio 1944 - 5/9/1944 |
Tipo di reparto: | Comando |
Nome del reparto: | Comando Generale del CVL (Corpo volontari della libertà) |
Tipo di reparto: | Struttura militare alleata |
Nome del reparto: | Struttura militare alleata O.S.S. (Office of Strategic Services) |
Condizione al momento della morte: | Combattente |
Agente della condanna: | Decisione di un comando militare |
Tipo di esecuzione: | Fascista |
Circostanza della morte: | Eccidio |
Descrizione della circostanza della morte: | Tradito da una delazione, Adolfo Vacchi viene sorpreso e catturato dalla polizia fascista nella sua abitazione di Veniano (CO), nella notte del 18 agosto 1944. Incarcerato nel penitenziario di San Donnino a Como, il 5 settembre viene condotto presso il cimitero della frazione di Camerlata e fucilato senza processo. |
Causa della morte: | Fucilazione |
Modalità dell'esecuzione | Il 5 settembre 1944 Adolfo Vacchi e Rocco Jeraci vengono fucilati dai fascisti all’esterno del cimitero di Camerlata (fraz. di Como). |
Collegamenti: | Eccidio di Cimitero di Camerlata , comune di Como . 5/9/1944 Visualizzazione ingrandita della mappa |
Condannati dello stesso gruppo di cui esistono lettere: |
BIBLIOGRAFIA
- Il partigiano Rocco Jeraci in "Bollettino dell'Istituto calabrese per la storia dell'Antifascismo e dell'Italia contemporanea" n. 1/2 (fascicolo 19, Cosenza, 1996, pp. 115-116
- Mario Avagliano (a cura di) Generazione ribelle. Diari e lettere dal 1943 al 1945, Torino, Giulio Einaudi Editore, 2006, pp. 21, 440
- Giusto Perretta Un accenno con intelletto d’amore, Como, Istituto comasco per la storia del movimento di liberazione, 1990, p. 44
- Giusto Perretta Adolfo Vacchi. Un matematico per la libertà, Como, Istituto comasco per la storia del movimento di liberazione, 1986
COLLOCAZIONE ARCHIVISTICA
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Lettera a Figlia, scritta in data 26-07-1943
Stato del documento: copia
Tipo di copia della lettera: copia fotostatica
La lettera è conservata presso:
Istituto di storia contemporanea "Amato Perretta" - Como
Indirizzo web:
http://www.isc-como.org/
I verbi "credere, obbedire, combattere" alla fine della lettera furono deliberatamente scritti e poi cancellati da Adolfo Vacchi in quanto motto del fascismo.