Attilio Rizzo nasce a Villadose, in provincia di Rovigo, il 16 marzo 1891.
Durante la prima guerra mondiale viene fatto prigioniero e condotto in un campo di concentramento a Braunau am Inn, il paese natale di Hitler, da dove viene poi trasferito, in seguito a un tentativo di fuga, al campo di Mauthausen, lo stesso dove sarebbe stato portato a morire quasi vent’anni più tardi.
Nel 1919 si trasferisce a San Donà dove, prima di aprire uno studio privato, per un breve periodo lavora come geometra comunale.
Sposa Tecla Guzzon, che gli darà sei figli: Arturo, Lena, Leandro, Mario, Emilio e Tiziano e ricopre ruoli di responsabilità in varie associazioni cattoliche.
Già all’inizio del 1940 organizza un primo incontro presso la canonica di Passarella per collegarsi con alcuni personaggi locali che condividono con lui sentimenti antifascisti. Si tratta di uomini di varie tendenze politiche che si ritroveranno nella storia della Resistenza del Basso Piave in qualità di leader carismatici o membri dei vari organismi di direzione politica e militare della lotta partigiana combattuta nel territorio.
Nel 1943 aderisce alla DC.
Subito dopo l’armistizio, insieme ad altri antifascisti, partecipa a diverse riunioni per organizzare la Resistenza veneta, si adopera per stabilire contatti e collegamenti con Venezia e Treviso, attraverso l’operato di staffette fidate crea una rete di solidarietà tra i paesi del Basso Piave e, infine, dà vita alla brigata Eraclea, la formazione partigiana che opera nel territorio del Sandonatese, di cui diventa il comandante.
Viene arrestato una prima volta nel dicembre del 1943 a palazzo Papadopoli, vicino a piazzale Roma a Venezia. Da lì è condotto direttamente al Paolotti di Padova per essere, poi, liberato il 28 gennaio 1944.
Quando esce dal carcere riprende in mano le fila della locale organizzazione partigiana continuando a mantenere i collegamenti con gli organismi dirigenti provinciali e regionali e occupandosi della propaganda.
Collabora con la Missione Argo, grazie alla quale i partigiani di San Donà di Piave e dintorni ottengono un importante lancio alleato nei primi giorni del mese di luglio.
Proprio a causa del suo coinvolgimento con la Missione Argo, però, a metà agosto viene nuovamente arrestato e rinchiuso nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia, dove rimane fino al 5 ottobre.
Da lì è trasferito nel campo di concentramento di Bolzano e, infine, il 7 novembre a Mauthausen.
Muore a Gusen il 15 gennaio 1945.
Dopo la sua cattura la formazione partigiana da lui organizzata vivrà dei momenti molto critici, ma nel marzo del 1945 si ricostituirà, col nome di brigata Piave, per dare un contributo decisivo nella fase insurrezionale.
Autore della presentazione: Morena Biason