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Livio Livini



PRESENTAZIONE

Nessuna foto per ora disponibile Nato e vissuto in provincia di Siena, celibe, il giovane Livio Livini, dopo l’8 settembre 1943, si dette alla macchia per non rispondere alla leva fascista. Unitosi ai partigiani della Brigata "Spartaco Lavagnini", entrò a far parte del gruppo che il 26 marzo 1944 sequestrò il capitano della milizia forestale Brandini. Il giorno successivo Livio e i suoi compagni cercarano di catturare anche il fascista locale Bramante Lisi, ma non trovandolo asportarono un suo fucile da caccia. Il 28 marzo, verso le sei del mattino, reparti della GNR locale, guidati da Lisi, si portarono in frazione Montemaggio e circondarono una casa chiamata "Giubbileo" dove sapevano essere dislocata una ventina di partigiani della Brigata "Lavagnini". Colti di sorpresa, i partigiani, tra cui Livio, risposero al fuoco finché ebbero munizioni. Arresisi ai fascisti, mentre venivano disarmati, due di loro tentarono di fuggire ma vennero colpiti a morte. Dopodiché alcuni militari andarono a liberare Brandini e un ufficiale tedesco catturato alcuni giorni prima, mentre altre GNR si fecero consegnare dai prigionieri tutti i loro poveri beni comprese le scarpe. Iniziati gli interrogatori, passarono ben presto alle mani. Percosso, Livio cominciò a disperarsi dicendo: «Ho la mamma vedova di guerra, un fratello morto con la ‘Paganini’, uno morto sotto il bombardamento di Poggibonsi». Quando si sentì rispondere che non c’era più speranza, si rivolse direttamente a Lisi pregandolo di dargli un biglietto da far recapitare alla madre. Livio scrisse così il suo ultimo messaggio che Lisi, successivamente, avrebbe consegnato di persona alla madre. Verso le 10 i partigiani furono condotti in località Porcareccia (sulle pendici del Monte Maggio), alcuni caricati su un camion, altri a piedi. Durante il trasferimento, Vittorio Meoni riesce a salvarsi dileguandosi in un bosco. Giunti a destinazione, i rimanenti diciassette prigionieri vennero allineati a ridosso di un muro e falciati da raffiche di mitragliatrice. Alla popolazione fu dato ordine di non rimuovere i corpi, del tutto irriconoscibili a causa dei colpi ricevuti.

Autore della presentazione: Enrica Cavina

DATI ANAGRAFICI

Genere Maschio
Stato civileCelibe
Provincia di nascita Siena
Residenza in provincia di Siena

Data di morte: 28/3/1944
Luogo di morte: Monte Maggio (località Porcareccia) . C'è memoria epigrafica
Comune di morte: Monteriggioni
Provincia di morte: Siena
Regione di morte:Toscana


ATTIVITÀ NELLA RESISTENZA

Tipologia del condannato:Partigiano
Tipo di reparto: Brigata
Nome del reparto: Brigata Spartaco Lavagnini
Condizione al momento della morte: Combattente
Agente della condanna: Altro
Agente della condanna: Militi della GNR locale guidati dal fascista Bramante Lisi
Esecuzione:Fascista
Circostanza della morte: Strage
Descrizione della circostanza della morte: Colto di sopresa da un reparto di GNR mentre si trovava accampato con altri partigiani della Brigata "Spartaco Lavagnini", Livio Livini fu catturato e condotto, insieme ai suoi compagni di lotta, sul luogo dell'esecuzione.
Causa della morte: Fucilazione
Modalità dell'esecuzione Il 28 marzo 1944, in seguito a un rastrellamento, reparti della GNR locale, guidati da Bramante Lisi, sorpresero e catturarono 20 partigiani rifugiati a casa Giubileo, sulle pendici del Monte Maggio (nel comune di Meriggioni, provincia di Siena). Due di essi furono colpiti a morte mentre tentavano la fuga; un altro dei prigionieri, Vittorio Meoni, riuscì invece a salvarsi dileguandosi in un bosco durante il tragitto verso Porcareccia. Giunti a destinazione, i rimanenti diciassette furono allineati a ridosso di un muro e falciati da raffiche di mitragliatrice.
Collegamenti:Strage di Monte Maggio (località Porcareccia) , comune di Monteriggioni . 28/3/1944
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Condannati dello stesso gruppo di cui esistono lettere:

BIBLIOGRAFIA

  • Smeraldo Amidei (a cura di) Infamia e gloria in terra di Siena durante il nazi-fascismo, Siena, Cantagalli, 1945, pp. 44-56.
  • Luciano Casella La Toscana nella guerra di liberazione, Firenze, La Nuova Europa Editrice, 1972, pp. 131-135.
  • Ugo Jona Le rappresaglie nazifasciste sulle popolazioni toscane. Diario di diciassette mesi di sofferenze e di eroismi, Firenze, AMFIN, 1992, pp. 23-24.

COLLOCAZIONE ARCHIVISTICA

» Leggi
Lettera a Madre, scritta in data 28-03-1944
Località di stesura: Montemaggio
Stato del documento: copia



Collocazione bibliografica:
Smeraldo Amidei (a cura di), Infamia e gloria in terra di Siena durante il nazi-fascismo, Siena, Cantagalli, 1945, p. 45.


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