- L'archivio contiene 1 lettera di Giampiero Civati
PRESENTAZIONE
Di anni 21. Nato a Erba (Como) l’8 febbraio 1923. Di professione giardiniere. Nel 1942 inizia il servizio di leva negli alpini. Dopo l’8 settembre 1943, temendo rappresaglie contro la propria famiglia, si arruola nell’esercito della Repubblica sociale italiana e viene inviato in Germania per l’addestramento con la Divisione alpina "Monterosa". Rimpatria nel luglio 1944, come caporale dell’8ª compagnia del battaglione "Morbegno", a cui è assegnato il presidio di alcune zone dell’entroterra ligure. La controversa vicenda legata alla sua morte è ricostruita attraverso un atto di notorietà del comune di Sestri Levante datato 29 luglio 1948 (unico documento finora rintracciato a riguardo), richiesto dal padre dello stesso Giampiero Civati. Nel documento 4 testimoni dichiarano dinanzi al pretore che "Il giorno 5 dicembre 1944, alle ore 15 circa, in località Montedomenico di Sestri Levante, è deceduto il caporale degli alpini CIVATI GIAMPIERO di Emilio e fu Magni Maris, nato a Erba l’8 febbraio 1923, e residente a Como (Camerlate) Via Domenico Pino 13/A, a seguito di un colpo di fucile sparatogli dal comandante del plotone, essendosi egli rifiutato di partecipare ad un rastrellamento contro i partigiani". Prima dell’esecuzione gli è concesso di scrivere un ultimo biglietto in cui egli enuncia il suo "Testamento militare", che nel 1945 fu interpretato dalla propaganda della RSI come esempio di patriottismo di una vittima dei partigiani. Anche negli anni ’60, in molte opere filofasciste, Civati è presentato come uno dei martiri ideali della Repubblica sociale italiana, e la sua lettera è inclusa nella raccolta "Lettere di caduti della Rsi". Nell’Albo dei caduti della Repubblica sociale italiana è scritto che l’alpino fu ucciso in un agguato. Dopo la fine della guerra (non si conosce con precisione l’anno esatto; la sua esistenza è nota solo dal 1955) è stata edificata una lapide che lo ricorda, proprio nel luogo in cui fu ucciso.
DATI ANAGRAFICI
Età | 21 anni |
Genere | Maschio |
Stato civile | Celibe |
Data di nascita | 8/2/1923 |
Luogo di nascita | Erba |
Provincia di nascita | Como |
Residenza | Erba |
Data di morte: | 5/12/1944 |
Luogo di morte: | Miniera di Libiola (Montedomenico Bassa) . C'è memoria epigrafica |
Comune di morte: | Sestri Levante |
Provincia di morte: | Genova |
Regione di morte: | Liguria |
Categoria professionale | Agricoltori di ogni specie |
Professione | Giardiniere |
Appartenenza alle Forze armate | Esercito |
Arma | Alpini |
Arruolato nella Repubblica Sociale Italiana. | |
Periodo | luglio 1944-5 |
Reparto RSI | 8a compagnia battaglione Morbegno, Div. Monterosa |
Grado RSI | Caporale |
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ATTIVITÀ NELLA RESISTENZA
Condizione al momento della morte: | Combattente |
Agente della condanna: | Decisione di un comando militare |
Tipo di esecuzione: | Fascista |
Circostanza della morte: | Eccidio |
Descrizione della circostanza della morte: | Caporale della 8a compagnia del battaglione "Morbegno", delle forze armate della Rsi, il 5 dicembre 1944 partecipa ad un rastrellamento contro una piccola squadra di partigiani garibaldini. Uno di essi, Rodolfo Zelasco, nonostante fosse gravemente ferito permette agli altri 5 di fuggire. Una volta catturato il partigiano, un ufficiale ordina a Civati di ucciderlo, malgrado il prigioniero sia ormai agonizzante. Ma Civati si rifiuta, persino dinanzi alla minaccia della condanna a morte. |
Causa della morte: | Fucilazione |
Modalità dell'esecuzione | Il 5 dicembre 1944, nei pressi della miniera di Libiola, un reparto del battaglione Morbegno compie un azione di rastrellamento in cui individua una piccola squadra di 6 elementi della Divisione garibaldina Coduri. Uno dei partigiani, Rodolfo Zelasco, ferito, si sacrifica per far fuggire i compagni e viene catturato. Nonostante le sue condizioni siano gravi ed egli praticamente agonizzante, un ufficiale della Rsi ordina al caporale Giampero Civati di uccidere il ribelle. Al ripetuto rifiuto di quest’ultimo di eseguire il comando, scatta immediata la condanna a morte, che viene eseguita in loco. Civati e Zelasco vengono fucilati e sommariamente sepolti nei pressi della miniera. |
Collegamenti: | Eccidio di Miniera di Libiola (Montedomenico Bassa) , comune di Sestri Levante . 5/12/1944 Visualizzazione ingrandita della mappa |
Condannati dello stesso gruppo di cui esistono lettere: |
BIBLIOGRAFIA
- Lettere di caduti della Repubblica sociale italiana, Bologna, Cappelli, 1960, pp. 106-107
- Divisione Alpina Monterosa. I nostri caduti noti ed ignoti, Milano, Associazione degli appartenenti alla Divisione Monterosa, 1999, p. 90
- Albo caduti e dispersi della RSI, Bologna, Fondazione della RSI Istituto storico, 2003, p. 184
- Mario Bertelloni Nei giorni dell’odio fiorì la pietà in "Secolo XX", 25 aprile 1989
- Mario Bertelloni - Federico Canale Cosa importa se si muore. Chiavari e Tigullio ’43-45, Milano, Res Editrice, 1992, p. 235
- Amato Berti - Marziano Tasso Storia della Divisione Garibaldina "Coduri", s.l., s.e., 1982, p. 235
- Bianca Ceva 5 anni di storia italiana 1940-1945, Milano, Edizioni di Comunità, 1964, p. 298
- Carlo Cornia Monterosa. Storia della Divisione alpina Monterosa della RSI, Udine, Del Corno, 1971, p. 16
- Mimmo Franzinelli (a cura di) Ultime lettere dei condannati a morte e di deportati della Resistenza. 1943-1945, Milano, Mondadori, 2005, pp. 119-120
- Giusto Perretta Un accenno con intelletto d’amore, Como, Istituto comasco per la storia del movimento di liberazione, 1990, p. 34
COLLOCAZIONE ARCHIVISTICA
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Lettera scritta in data 05-12-1944
Località di stesura: Miniera di Libiola
Stato del documento: autografo
La lettera è conservata presso: Carte familiari Iolanda Civati, Como