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Giovanni Battista Palmieri (Gianni)



PRESENTAZIONE

L’immagine riproduce un primo piano di Giovanni Battista Palmieri. Di anni 22, studente, celibe. Nato il 16 dicembre 1921 a Bologna e ivi residente. Iscritto alla facoltà di Medicina dell’Università di Bologna, nel 1941 dovette interrompere gli studi per rispondere alla chiamata alle armi. Frequentò la scuola allievi ufficiali degli alpini di Aosta ma fu congedato prima di conseguire il grado di sottotenente cui aspirava. Rientrato a Bologna, riprese gli studi che proseguì fino a quando nella primavera del 1944 ricevette la chiamata alle armi della leva fascista. Deciso a non presentarsi, fu dichiarato disertore. Sfollato a Monte San Pietro venne in contatto con la Brigata Stella Rossa «Lupo» di cui curò alcuni feriti. Rientrato a Bologna si nascose nei sotterranei dell’Ospedale di Sant’Orsola di cui il padre era direttore. Nell’estate del 1944 decise di non partire con il padre alla volta di Firenze e nonostante le preoccupazioni di quest’ultimo, Giovanni cercò di collegarsi alle Brigate Giustizia e Libertà dell’Appennino tosco-emiliano tramite il partigiano Gino Onofri. Per maggior sicurezza dell’intera rete clandestina, il 29 luglio si spostò nell’Imolese dove entrò a far parte del servizio sanitario della 36ª Brigata Garibaldi «Alessandro Bianconcini», ma partecipò a tutti i combattimenti. A metà settembre, durante uno scontro, rimase ferito a un piede. Nello stesso periodo la brigata venne divisa in quattro battaglioni in vista dell’insurrezione partigiana che si riteneva vicina. Aggregato al battaglione che doveva operare nel Bolognese, il 26 settembre fu colto di sorpresa insieme ai suoi compagni da paracadutisti e SS tedeschi. Asserragliatisi in una casa colonica a Cà di Guzzo, mentre un gruppo di partigiani riuscì a sganciarsi, Giovanni decise di restare nell’abitazione insieme ad alcuni compagni intrasportabili. La mattina del 28 settembre, finito il combattimento, a Giovanni fu proposto di raggiungere il comando della brigata per tentare uno scambio. Al suo ritorno trovò i corpi esanimi dei suoi compagni, uccisi con un colpo di pistola. Fu trattenuto come ostaggio presso i tedeschi, probabilmente per le sue conoscenze mediche. Alcuni giorno dopo però, in seguito alla liberazione della zona da parte degli alleati, fu ritrovato il suo cadavere in un bosco a pochi chilometri di distanza. Si pensa sia stato torturato e ucciso il 30 settembre 1944. Riconosciuto partigiano dal 20 aprile al 30 settembre 1944, gli fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor militare alla memoria con la seguente motivazione: «Studente universitario del 6º anno di medicina, volontariamente si arruolò nella 36ª Brigata Garibaldina, assumendo la direzione del servizio sanitario. Durante tre giorni di aspri combattimenti contro soverchianti forze tedesche, si prodigò incessantemente ed amorevolmente per curare i feriti, e quando il proprio reparto riuscì a sganciarsi dall’accerchiamento nemico, non volle abbandonare il suo posto e, quale apostolo di conforto, conscio della fine che lo attendeva, restò presso i feriti affidati alla sue cure. Ma il nemico sopraggiunto non rispettò la sublime altezza della sua missione e barbaramente lo trucidò. Esempio fulgido di spirito del dovere e di eroica generosità».

Autore della presentazione: Enrica Cavina

DATI ANAGRAFICI

Età 22 anni
Genere Maschio
Stato civileCelibe
Data di nascita 16/12/1921
Luogo di nascita Bologna
Residenza Bologna

Data di morte: 30/9/1944
Luogo di morte: Località Le Piane
Comune di morte: Imola
Provincia di morte: Bologna
Regione di morte:Emilia Romagna

Titolo di studioStudi universitari. Si iscrisse alla facoltà di Medicina e chirurgia presso l’Università di Bologna
Categoria professionaleCondizioni non professionali
Professione Studente
Appartenenza alle Forze armateEsercito
Arma Fanteria
Reparto tiburio Alpini
Località di servizioAosta

ATTIVITÀ NELLA RESISTENZA

Nome di battaglia: Gianni
Tipologia del condannato:Partigiano
Prima formazione nella Resistenza: autunno 1943 - primavera 1944
Tipo di reparto: Brigata
Nome del reparto: Brigata Stella rossa Lupo
Seconda formazione nella Resistenza: 29/7/1944 - 30/9/1944
Tipo di reparto: Brigata
Nome del reparto: Brigata Garibaldi 36ª
Grado conseguito: addetto al servizio sanitario
Condizione al momento della morte: Combattente
Agente della condanna: Altro
Agente della condanna: Dalla documentazione in nostro possesso non è possibile stabilire se l'agente della condanna sia stato il tribunale di guerra o il comando militare delle SS tedesche.
Circostanza della morte: Eccidio
Descrizione della circostanza della morte: Sorpreso con il proprio battaglione in una casa colonica a Cà di Guzzo, il 28 settembre 1944 dopo che i compagni superstiti erano riusciti a fuggire, Palmieri rimase a curare i feriti. I paracadutisti tedeschi che avevano circondato l'abitazione lo invitarono a raggiungere il comando della brigata per proporre uno scambio: avrebbero risparmiato i civili del posto se si fossero presentati venti partigiani. Al suo ritorno Palmieri trovò i corpi dei partigiani e dei civili esanimi. I tedeschi decisero di condurlo con loro.
Causa della morte: Colpo di pistola
Modalità dell'esecuzione Il cadavere di Giovanni Battista Palmieri fu rinvenuto alcuni giorni dopo quando gli alleati liberarono la zona di Cà di Guzzo. Si presume che i tedeschi lo abbiano prima torturato e poi ucciso il 30 settembre.
Riconoscimenti:militare: Medaglia d'oro

BIBLIOGRAFIA

  • Alessandro Albertazzi - Luigi Arbizzani - Nazario Sauro Onofri Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945). Dizionario biografico. Volume IV, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1995, pp. 344-345.
  • Luciano Bergonzini La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documaneti, Bologna, Istituto per la Storia di Bologna, 1980, pp. 409-411.
  • Mimmo Franzinelli (a cura di) Ultime lettere dei condannati a morte e di deportati della Resistenza. 1943-1945, Milano, Mondadori, 2005, pp. 341-342.

COLLOCAZIONE ARCHIVISTICA

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Lettera a amico Luciano Bergonzini, scritta in data 00-09-1944
Stato del documento: copia


Tipo di copia della lettera: copia a stampa



Collocazione bibliografica:
M. Franzinelli, Ultime lettere dei condannati a morte e di deportati della Resistenza. 1943-1945, Milano, Mondadori, 2005, p. 342; A. Albertazzi-L. Arbizzani-N. S. Onofri, Gli antifascisti , i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945.


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