Lettera di Gioacchino Gesmundo a Paolo Aringoli scritta in data 8-08-1943 da Roma

  • Didascalia: L’immagine riproduce la fotocopia della terza facciata della lettera scritta da Gioacchino Gesmundo all’ex-alunno Paolo Aringoli.
    Nota: Questa immagine contiene un watermark indelebile che consente di risalire al legittimo proprietario.
  • Proprietà della foto: Carte private di Pietro Porfilio
  • Testo dell'immagine:
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    tra ufficiali di tutte le armi – e perfino un generale
    (non in servizio quella notte) – e tre operai desiderosi
    di menar le mani. Le porte si aprivano
    come per incanto – e ricordavo le parole di
    Mameli "quando il popolo si desta, Dio si mette
    alla sua testa, la sua folgore gli dà" – e
    i segni del regime di ferro, di quello che
    aveva reso l’Italia blocco granitico, venivano dispersi,
    si liquefacevano proprio come un gelatino nel
    mese di luglio. Tanta gioia, tanto
    schietto sentire non avevo più avvertito in me
    e intorno a me prop dal lontano 3-4 novembre
    1918, quando giunse la nuova dell’armistizio
    che poneva fine alla prima guerra mondiale.

    E ora passiamo a noi: son contento di
    apprendere che il tuo male è cosa da nulla. L’avevo
    già intuito, e per quanto mi dicevi delle manifesta=
    zioni di esso, e perché volevo che fosse cosa da nulla.

Questa lettera è composta da 5 pagine.
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