Lettera di Domenico Rasi all'amico Toni scritta in data 21-06-1944 da Cattolica

  • Didascalia: L’immagine riproduce l’ultima parte della trascrizione a stampa della lettera inviata da Domenico Rasi all’amico il 21 giugno 1944.
    Nota: Questa immagine contiene un watermark indelebile che consente di risalire al legittimo proprietario.
  • Proprietà della foto: Istituto per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea della provincia di Forlì-Cesena
    Collocazione archivistica: fondo 8a Brigata Garibaldi, fasc. Domenico Rasi-Vanzio Spinelli
    Collocazione bibliografica: In memoria di Domenico Rasi e Vanzio Spinelli, Cesena, Tipografia Gianni, 1945, pp. 5-7.
  • Testo dell'immagine:
    è quello di dover lasciare mia madre e mio padre. Amala tua madre Tonino, ama tuo padre che sono le sole cose pure di questa vita ingrata! Quando penso a voi, a te a tua madre che mi ha voluto bene come un figlio un nodo mi stringe alla gola e mi è difficile continuare. Sono stato accusato di propaganda comunista, di sabotaggio, di disfattismo, intelligenza col nemico e attività partigiana. Il vero se c’è tu lo troverai. La condanna di morte è stata emanata dal tribunale speciale tedesco. Ho fatto assieme a Vanzio domanda di grazia, ma più i giorni passano più la speranza si allontana. Spero che vi ricorderete di me di tanto in tanto e un pensiero vale una preghiera. L’unico mio sostegno è la Fede a cui sono ritornato. Prego Iddio continuamente di sostenere mia madre nel suo dolore che immagino immenso, e mio padre. Ho già perdonato a coloro che volutamente mi fecero del male e di là pregherò per coloro che mi furono accanto nei giorni felici e li guiderò nel giusto cammino. Come vedi non sono tragico, sono semplicemente calmo. Triste notte quella di domenica 11!! Ci rinchiusero in nove dentro un garage e dopo averci fatto passare fra una fitta schiera di guardie con pistole e moschetti puntati. Fu una notte terribile. In quella terribile notte ho visto il vero volto della disperazione sui visi dei miei compagni. Durante la notte vi fu un gran tramestio di armi e di ordini emanati sottovoce e subii due interrogatori. All’alba dovevamo essere fucilati e ancora non si sapeva il motivo. Una scarica e più nulla. Il primo, pensai è andato. Fu la mia volta. Mi accorsi che era tutta una manovra poi, quando fui portato invece dinnanzi al plotone, ad un altro interrogatorio in cui rividi colui che credevo fosse già morto. Se Iddio Grande e Misericordioso vorrà ti racconterò tutto, altrimenti saprai da Livio. Il sole fra poco entrerà nella mia cella e potrò chiudendo gli occhi, rivedere i giorni spensierati di questa breve tragica vita. Attraverso le sbarre si vede un rustico campaniletto su cui la Croce si erge retta e indefinita. Ho pregato spesso vicino ai ferri questa Croce!! Ai miei forse non scriverò! Racconterai tu a loro quanto li ho amati e come il loro pensiero di frequente mi inumidisca gli occhi. Dillo tu a Bruno che in questi giorni l’ò ricordato!! In quanto a te non dico nulla. Tu sai già che sei stato il mio amico più caro, appunto perché non l’hai dimostrato a parole, ma a fatti. Uno alla volta vi ritroverò tutti di là e continueremo nei cieli infiniti questa nostra vita dei vent’anni spensierati. Non ti dico addio perché ancora una volta voglio sperare nella bontà degli uomini, ma ricordati sempre semmai di darlo tu un bacio a mia mamma, a mio padre …. Quando Gigi ritornerà dalla Germania tu gli racconterai ed egli saprà qual è il suo dovere e chi era suo fratello. Un fraterno abbraccio a te a Bruno e uno figliale ai tuoi famigliari.

    tuo amico Chino