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Testo: Sono nove giorni che siamo sballottati da un punto all’altro viaggiando nelle condizioni più pietose, per raggiungere, forse, Mathausen. Partiti da Roma, martedì, abbiamo fatto tre giornate di treno, con lunghe soste notturne nei binari morti. Disastrosa la sosta nel Brennero, dove con un clima artico si era costretti a stare seduti per terra, ammucchiati nei carri bestiame, gelidi, e dove alcuni compagni ebbero sensazione di congelamento. Arrivammo la sera del 7 a Dakau presso Monaco di Baviera, e incolonnati, con un suolo gelato, dovemmo fare ancora una marcia di otto chilometri (Dakau, triste campo di internamento, è famoso per la campagna giornalistica contro i metodi di sevizie ivi usati). Tre giorni di sosta, alloggiati nel salone dei bagni, dove ci si sdraiava per terra, ma non ci si poteva neppure distendere. La prima sera i guardiani cercarono di terrorizzarci con urli e minacce, chiamandoci ladri e sporchi, e minacciandoci di farci passare la notte, nudi, nel cortile esterno. Schiaffi, calci, scudisciale per un nonnulla. Dopo l’undici, abbiamo ricominciato l’odissea verso ignota, destinazione. Durante la nostra sosta a Dakau, sono giunti una sera una quindicina di italiani, che venivano da altri campi: scheletriti, affamati, alcuni in barella; scena sottoposta ai nostri occhi per scoraggiarci. Ma il nostro morale è sempre alto e la certezza del ritorno sicura. Nella prima notte di viaggio scapparono 55 internati. Io sono insieme con Nucitelli, Forti, Bologna ed altri 23 nostri, tra cui Clementi. Ci portano altrove: te lo diranno a voce. Sto benissimo. Coraggio, conservati sana, perché dobbiamo superare questa grande prova. Ad Anna e Nando chiedo la massimo serietà, e che ti tengano la migliore compagnia. Pare che non ci sia consentito scrivere, ma, ho fede di ritornare, perché ho la coscienza a posto e la volontà di vivere. Ti bacio affetuosamente coi bambini. Tutti i miei saluti cari agli amici, che, san sicuro, non ti abbandoneranno. |
COLLOCAZIONE ARCHIVISTICA
Lettera a moglie Rita Majerotti, scritta in data 00-01-1944
Stato del documento: copia
Collocazione bibliografica:
Amedeo Tosti, 9 mesi a Roma : appunti per la storia / Historicus, Roma, Opera nazionale Casa e lavoro fra reduci patrioti e vittime politiche, stampa 1946 (pp. 52-53)
Note al documento:
In base alle ricerche di Eugenio Iafrate, che ci ha gentilmente inoltrato il documento, "La nipote citata, Anna Tonon, era presente da adolescente alle traversie del nonno acquisito e anche alla stazione Tiburtina il 4 gennaio 1944; mi ha sempre detto che l'originale arrivò tramite un agente di pubblica sicurezza italiano in borghese e andò distrutto o durante il bombardamento della loro casa (due passi dalla stazione Ostiense) nel marzo 1944 o nei successivi traslochi fatti assieme alla nonna Rita Majeroti (moglie di D'Agostino e anch'essa nota figura della nascita del PCI)". In base a quanto scritto nel testo, il documento è stato vergato nel gennaio 1944, durante il trasferimento da Dachau a Mauthausen.
In base alle ricerche di Eugenio Iafrate, che ci ha gentilmente inoltrato il documento, "La nipote citata, Anna Tonon, era presente da adolescente alle traversie del nonno acquisito e anche alla stazione Tiburtina il 4 gennaio 1944; mi ha sempre detto che l'originale arrivò tramite un agente di pubblica sicurezza italiano in borghese e andò distrutto o durante il bombardamento della loro casa (due passi dalla stazione Ostiense) nel marzo 1944 o nei successivi traslochi fatti assieme alla nonna Rita Majeroti (moglie di D'Agostino e anch'essa nota figura della nascita del PCI)". In base a quanto scritto nel testo, il documento è stato vergato nel gennaio 1944, durante il trasferimento da Dachau a Mauthausen.