Testo:
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11/12 / 1943
X
Miei genitori,
colgo l’ultima frase tua, papà, e ne traggo la
conclusione pratica: "Io voglio dividere, ‘scindere’ le respon_
sabilità". Va bene.
Parto.
Così, spero, che le responsabilità siano scisse.
Parto, perché non posso non partire, non posso non obbedire
all’esigenza della mia coscienza, che chiama con insisten_
za, che urge, che mi sospinge.
Se diverse sono le esigenze vitali delle vostre anime
se contrarie alle mie sono le leggi, e le vostre interpretazioni
a queste leggi della vita, purtroppo è duro, ma non so
cosa fare: è così e basta.
Ognuno di noi obbedisce ai suoi richiami, al suo
destino, alle sue intime esigenze.
Io non giudico le vostre.
Io, rispetto ed obbedisco alle mie.
Mi sono impegnato io e non un altro.
Unicamente io e non un altro:
voglio essere nella vita coerente, soprattutto e anzitutto!
Senza giudicare, né accusare, né condannare chi
non lo è.
Non voglio disimpegnarmi, perché altri non si
impegna, fossero questi anche il padre o la madre stessa.
So di non poter nulla su alcuno, né voglio
forzar la mano ad alcuno, devoto come sono e come
intendo rimanere al libero movimento di ogni
spirito.
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Se qualcosa sento di potere – e lo voglio fortemente –
è su di me, soltanto su di me.
Poiché il mondo si muove se noi ci muoviamo,
si muta se noi ci mutiamo, si fa nuovo, se alcuno
si fa nuova creatura, muore se ognuno di noi
muore a sé stesso.
L’ordine nuovo incomincia se alcuno si sforza
di divenire un uomo nuovo.
Mi sono impegnato con la vita, perché non
potrei non impegnarmi.
Nessuno mi ha sospinto, forzato la mano, sugge_
stionato. nessuno al di fuori di me.
C’è qualcuno, qualcosa in noi – un istinto, una
ragione, una vocazione, una grazia – più forte di
noi stessi, che ci spinge a vivere religiosamente
la vita, non egoisticamente.
Nei momenti più gravi ci si orienta dietro
richiami, che non si sa di preciso dove vengano,
ma che costituiscono la più sicura certezza,
l’unica certezza nel disorientamento generale.
Coscienza, ragione, fede chiamano.
Io obbedisco.
Mi sono impegnato, così, con la vita, per
trovare un senso alla vita, in questa vita di questo
momento, alla mia mia vita in generale; per tro_
vare una ragione ad essa che non sia una delle
tante ragioni che ben conosco e che non ci
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prendono il cuore, un utile che non sia
una delle solite trappole, generosamente offerte
ai giovani dalla «gente pratica»!
Devo vivere una volta sola e non voglio essere "gio_
cato" in nome di nessun piccolo interesse.
Perché non mi interessa la carriera, né il
denaro, né la donna, se me la presentate come
femmina soltanto, né il successo di me stesso
e delle mie idee, né di passare alla storia.
Ho il cuore giovane e mi fa paura il freddo
della carta e dei marmi.
Non mi interessa né l’esser eroe, né l’esser tra_
ditore davanti agli uomini, se mi costasse la
fedeltà a me stesso, a quello Spirito, che San Giovanni
dice, essere entro di noi.
So che vi farò soffrire con ciò, ma credo, spero che
voi domani avreste a soffrire mille volte il doppio se
doveste sapere che vostro figlio è un rinnegato,
un imbecille della vita, un apostata della sua religio_
ne, di quella religione di cui voi vi siete fatti a me
maestri e che in quest’ora e per tutta la vita mi
impegnerà, per non esser una bestia, per non
vegetare, ma per vivere, vivere, cioè esser coerenti
alla propria fede.
Non coloro che dicono: Signore, Signore, vivono la
religione, ma coloro che fanno la volontà del Padre
che sta nei cieli: la quale è soprattutto: "Siate vitali,
non vegetanti, siate coerenti nella vita con la vostra fede".
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Non capite questo linguaggio? Vi è esso nuovo?
Mi tacciate di romanticismo da ventenne? Mi
giudicate un impulsivo sbadato? Credete che io sia
un "inesperto"?
Non vi giudico.
So solo una cosa: che io voglio vivere e non vegetare.
E so anche un’altra cosa:
a me interessa sentirmi responsabile di tutto e di
tutti, coscienza pensante ed operante, come sono, nel_
l’immensa Umanità che quaggiù soffre e muore.
Intorno a me?
Intorno a me già da lunghi anni di guerra
non vedo che sangue, che lacrime, che carni
martoriate, che immense distese coperte di
cadaveri e di rottami, che infiniti campi di
battaglia insanguinati e cosparsi di carogne
di giovani; non vedo che madri, che spose, che
figli, che fratelli, che fidanzate piangenti e
sofferenti, morenti per un unico tormento
universale ed io…. ed io…
Io, vigliacco, studiare la mia pagina di chimica,
fumare la mia sigaretta, dormire le mie placide ore di
sonno, in campagna, in villa?
No. No, genitori cari, no.
Questo non è vivere religiosamente la vita, questo
non è compartecipare all’Anima dell’Universo,
questo non è vivere con Cristo, in Cristo, quando
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il corpo di Cristo è così martoriato, ferito, sofferente.
La nostra religione è universale, è cattolica, perché
sa che il suo punto di riferimento, il suo sostan_
ziale, il suo motivo di essere universale è non
sul Tabor, ma sul Calvario.
Così io penso. Così voglio sia, la mia religione, vissuta.
Queste sono le mie idee, la sintesi del mio travaglio,
la nota dominante nel tormento della sinfonia
della mia vita che si trova al suo ventesimo
spartito.
Ripeto: mi sento responsabile di tutto e di tutti.
Incominciamo da noi a riformare il mondo, a
convertire il mondo, a far nuovo il mondo,
riformando, convertendo, facendo nuovo anzitutto
il nostro essere.
Non devo e quindi non voglio rinchiudermi in
un individualismo gretto, egocentrico, egoistico.
Sono io, sì, ma sono anche un uomo, appartenente
all’Umanità.
L’Umanità soffre, piange, muore.
Io, anche io, debbo soffrire, piangere, morire.
Vivendo così, non sgranando rosarii, si vive religio_
samente.
Deve esser l’esame di chimica il mio fine, la
mia preoccupazione, quando il mondo è un caos,
tutto un cataclisma spaventoso?
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Deve esser solo il non far piangere la mia mamma
con il partecipare al movimento cosmico della vita,
il freno alle mie azioni, quando migliaia, milioni
di mamme si sentono morire per dolori dalla
fisionomia infinita?
Deve essere la placidità, e la serenità della mia
famiglia, il freno alle mie azioni, il perché del
mio disobbedire alla voce della coscienza, quando
milioni di famiglie sono disgregate, ancise, ferite,
tormentate, distrutte?
Io sento la responsabilità di componente l’Uma_
nità e prima di esser figlio di papà e di mamma,
sono figlio della Grande famiglia umana, che
si trova in travaglio, come non mai, per partorire
un’epoca nuova.
Non capite questo linguaggio?
Non so cosa farci.
Nella vita c’è una gamma di valori.
Primi, gli uni, secondi, gli altri.
Nella vita c’è una scala di responsabilità.
Prime, le une, seconde, le altre.
Mmi sono impegnato:
non per riordinare il mondo
non per rifarlo su misura
ma perché milioni di fratelli soffrono e
muoiono per questo impegno.
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Ma perché milioni di fratelli da un Destino
che è Provvidenza sono stati chiamati a conci_
mare il terreno di una nuova epoca.
Si vive 60 anni in media e val la pena
viverli e non trascorrerli pensando alla mia
carriera, alla mia posizione, al mio avvenire
oggi e al mio benessere, alla mia serenità
e comodità domani.
Non capite questo linguaggio?
Non so che fare.
Domani quando verrà la mia ora, quando
dovrò morire, come tutti lo devono, non sarà
né il papà e né mamma, né il confessore,
né l’Assistente religioso, né il Parroco, né
alcun altro, ma io, che dovrò rendere conto
di ciò che ho fatto, dinanzi a Dio.
Questa è religione secondo me, questa è la
giusta, meglio, la più giusta interpretazione
religiosa della vita. Non pensare alla mia
vita e comodità e professione ecc. e poi andar
sgranar rosarii in chiesa.
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La nostra famiglia che cosa ha dato, come
ha cooperato per e nel travaglio eterno e
cosmico dell’Umanità?
Parto io, tornerò contento di aver dato anch’io
la mia piccola e grande, con questa intenzione,
opera per la storia, per la concretizzazione
del piano Provvidenziale di Dio.
A vent’anni si è così, io almeno mi sento così.
E’ sciocco, anacronistico il vivere a vent’anni
con la mentalità dei quaranta, dei cin_
quant’anni, no?
Dunque obbedisco alle esigenze, che forse
non capite, dei miei vent’anni, assolvo ai
doveri del mio stato di uomo, di cristiano,
di intellettuale. di innamorato di Cristo.
Cristo ha detto: "Sono venuto a portare la
guerra e non la pace". Ha detto ancora:
"Chi ama i genitori più di me, non è
degno di me". Ha detto: "Andate per tutto
il mondo". Ha detto, il verbo di Dio, cioè la Parola
di Dio: "Beati coloro che hanno fame e sete
di giustizia, saranno saziati" ecc.
E’ Dio che parla, che mi manda.
Io vo.
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Surgam et ibo....
Vado.
Per esser degno dell’educazione datami da voi, geni_
tori tanto cari,
per esser degno della mia religione.
per esser degno del respiro largo che la religione e
la cultura hanno dato alla mia anima.
Cammino per la mia strada, polverosa, assolata;
tutte le strade conducono a un unico approdo,
il Cristo, a Cui basta l’accettazione incondizionata
della sua Parola e lo sforzo di volerla come ognuno
può.
Che importano i risultati, il riuscire, il raggiun_
gere la meta, l’assolvere al mandato completa_
mente?
A Cristo importa che uno si avvii, che abbia
nel cuore la nostalgia delle vette, il ribrezzo
della valle, dove non si sa che declinare il
pronome: ego, mihi, me, mei.
L’uomo non lo si incontra da solo, ma in
un ingranaggio sociale sempre più complesso,
da cui non si può, e non si deve staccarlo.
Dio ci ha creati bisognosi gli uni degli
altri; e ci ha messo insieme perché, volendoci
bene, costruiamo la giustizia nella carità:
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cominciamo insieme, per avanzarci insieme
verso un raggiungimento sempre più
avanzato dell’Ideale evangelico.
Il foglio di rivedibilità militare, le preoccu_
pazioni per il mio avvenire, gli sforzi per
il mio posto nella società economica, tanta
attività per me, per creare una posizione economi_
ca a me, purché avere un qualcosa che sia di me
in questo mondo, che in questo senso è una valle
scura e fangosa e non una vetta tersa e dura,
e brulla, ma alta, alta, sono tutte cose che
non trovano posto nel nuovo comandamento
di Cristo: Figlioli, andate, vogliatevi bene
come fratelli‗ ciò che vuol dire aiutatevi
l’un l’altro, soffrite insieme ed insieme gioi_
te di quelle poche gioie che sono permesse
quaggiù, che è una valle di lacrime, checché
ne dicano filosofi da strapazzo di ogni tempo,
e di ogni genere, dalla mentalità materialisti_
ca o altrimenti: «pratica».
vivere per gli altri, con gli altri, non per noi,
per le nostre comodità derivanti dalla posizione,
dall’ufficio.
Mentalità bancaria-pratica non è mentalità
cristiana!
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Basta.
Son 6 fogli, ma poche sono le parole per esprimere
tutto quanto alberga in quest’anima ventenne.
Parto.
So dove andrò, come vivrò.
Mi si aspetta, aspettano i fratelli, il fratello.
Avete usato, nella mia educazione, un’arma di
cui forse non conoscevate la potenza impegnativa
di cui è ricca: la Religione cristiana.
Parto e sono degno di essa.
Spero che, se mi avete capito, meglio se avete
capito l’assillo che mi sospinge, che non mi
condannerete, ma sarete fieri di me.
Io, papà, a riabilitare il nome da commerciante,
da mediatore di cavalli dei Mainardi.
Io, mamma, a sforzarmi di esser all’altezza dei
valori non materiali, istologici diciamo così, che
tu mi hai trasmesso nel seno, ma dei valori
spirituali che tu, col tuo sangue, mi hai versato
come somma di inestimabile valore, nella vita
che mi hai dato.
Io a compiere il mio dovere dinanzi all’umani_
tà, alla società, a tutti coloro che sono partiti
e non sono tornati, che sono partiti e soffrendo
ritorneranno tardi, malati, feriti, spostati, poveri
eroi oscuri di ogni tempo e specie di questo nostro
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tempo, a tutti coloro che sono dispersi per le vie
del mondo, per le vie del Dolore.
Io al mio posto.
Voi al vostro. vicino alle sorelle, vicino alla
famiglia.
Non dividiamoci le responsabilità!
Dividiamoci i compiti, di modo che doma_
ni dinanzi a Dio, tutti quanti, possiamo
dire di aver vissuto per gli altri e non per noi
soli.
Giorni duri si avanzano, chi non lo sa?
Io al mio posto, voi al vostro.
Lavoriamo duro per esser degni di quella
Religione che è vita, attività, opere, non
mere manifestazioni esteriori solamente.
Non so se mi capirete.
Parto chiamato da un dovere.
Questo dovere è tale, che mi dà la possibilità
e la forza di superare anche quegli ostacoli
sentimentali che sono così vivi in me.
Piango, con un nodo alla gola e vi lascio per
poco, per esser degno di me e di voi, di
Cristo e di Dio Padre, della sua volontà.
Beneditemi anche se non mi avete compreso.
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Beneditemi anche se non intuite tutto il
tormento della mia giovane anima.
Beneditemi, perché la benedizione dei miei genitori
mi accompagni per la via del dovere, sperando
che così la intendiate e non come la via
di una scappata giovanile.
Spero in questo: che così intendiate questa
mia decisione.
Altrimenti partirei con un dolore di più
e una lacrima di più per ciglio.
Non politica, non mera ideologia romantica.
I giovani del 1900 non sono più quelli
dell’’800.
Pensano e decidono come se avessero sulle
spalle tutti i secoli di triste esperienza
umana che noi abbiamo fatta su questa
terra maledetta per sé stessa, benedetta perché
è comando di Dio che essa sia il teatro delle
nostre opere feconde.
Parto, ora sono certo, con la vostra benedizione,
tornerò più uomo, più cristiano, più maturo
per riprendere la mia vita solo quando tutti
la riprenderanno nella pace che verrà dopo
questo caos terribile.
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Vi bacio piangendo, vogliatemi bene
perché sento di essere sincero con me e
con voi, di non obbedire a nessun coman_
damento terreno e fiacco e putrido.
So di esser, così, degno di esser figlio
di Dio e figlio vostro.
Parto per fare il mio dovere.
Il mio dovere.
Siate forti come voglio esser forte
IO.
Arrivederci. Un bacio.
Vostro figlio
Giorgio
I P.S.
L’unica cosa di cui vi chiedo perdono è l’avervi detto
una bugia circa la mia decisione. Voi capite.
II. Non rileggo. Non mi uscite dal cuore e dalla
mente e quasi tutto, in sintesi, il mio pensiero
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Varie
1)Mi porto via quello che mi avrebbe servito a Padova
(scusatemi ancora questa bugia. Perdonatemi)
2)Presso le autorità sappi scindere tu le responsabilità, affinché,
o papà, la famiglia non ne abbia a soffrire fisicamente.
3) Metti a posto quel nipote di Zordan, non avendolo fatto
io.
4)Vi lascio le chiavi.
a)quella piccola [disegno] dello scrigno, nello scrigno.
b)questa: [disegno] dal mio armadio
dei libri.
c)[disegno] quella della farmacia.
d) l’altra del mio cassetto del tavolo che sta a
Vicenza.
5)Non preoccupatevi della mia vita materiale:
Abbiamo da mangiare , da vivere e soldi per qualunque
evenienza.
6)Non è opportuno che tu, babbo, cerchi di trovarmi o
di andare a fondo nella cosa.
Non mi troveresti e ciò sarebbe pericoloso per te.
Te ne prego. Te ne scongiuro.
È pericoloso assai. Cessa le tue ricerche. Te ne scongiuro.
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6) Mi porto via con me libri.
La grammatica tedesca.
L’impegno col Cristo.
Il Vangelo.
7) Porto con me la bicicletta.
8) Porto anche i miei ferri chirurgici.
La mia è e deve essere un’azione umanitaria in
linea generale.
9) Guarda tu l’opportunità di bruciare questi miei
fogli.
10) Qui in cima al tavolo stanno le bollette
per le tasse d’Università. L’Iscrizione è già stata fatta.
11) Consegnate tutte queste cose che sono sul tavolo con
un foglio, ai loro rispettivi proprietari.
12) In cima al tavolo a Vicenza ci sta un foglio, credo,
del giornaletto Giustizia e Libertà. Bruciatelo.
Qui niente rimane, perché niente c’era.
13) In quanto ad equipaggiamenti idem come
per il mangiare e i soldi, tutto vien dato senza restri_
zioni.
14) Il mio lavoro sarà solo umanitario, cioè sanitario,
presentando così alcun pericolo.
15) Non vi ho mai amato tanto come in questo
momento in cui non ve lo posso esprimere.
16) Papà, guardati, guardati dal fare inquisizioni e
penetrazioni di ogni genere. Parla con Anna.
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17) Ti includo questo documento, non so se ti serva.
non credo. Pur tuttavia te lo lascio
18) Il vestiario d’inverno l’ho con me e per il resto
tutto vien dato.
19) Bruciate soprattutto questo foglio.
20) Lascio da pagare l’orologio da polso che pre_
levo dall’orologiaio vicino al cinema S. Faustino,
ultima bottega sotto l’omonimo sottoportico.
21) 2 camicie a maniche lunghe, una che va, una che
viene. 2 maglioni-sotto d’inverno. Maglione e
pullover. 1 asciugamano. Paltò invernale. Calzetti.
2 mutande di lana. Scarponi per l’inverno.
Scarpe appena rimesse. 2 cravatte. Calzettoni.
1 siringa. Il resto è in cima al tavolo.
22) Fate carità ai poveri, ché io non la posso
più fare.
23) Non cercatemi. È pericoloso per la famiglia!
24) Vi chiedo scusa del modo con cui ho voluto
risolvere la questione, dopo aver a lungo pregato
ed intensamente pensato, ma era l’unica
soluzione. I perché o li capite o ve li spiegherò
quando tornerò e ciò sarò quando saranno qui
gli i…si.
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25) Mamma, tuo figlio vuole, vuole, vuole
esser degno di te, dello spirito onesto e
cristiano della tua stirpe e sposando
questo spirito con quello dei Mainardi
dare alla luce lo spirito del nipote onesto
e religioso.
Sappi esser forte, ché tu lo sei, Cristo e
la Madonna siano con te e con me.
26) Babbo, accetta non il colpo di testa,
ma la decisione serena, di cui tu stesso
mi parlavi.
Tu presso la famiglia, io con i fratelli
che soffrono.
27) Sorelle, state vicine ai genitori
in tutti i modi.
Vi amo tutti immensamente.
28) Non vedo in pericolo, credetemi sincero,
vado ad aiutare, come sanitario, i miei
fratelli, attendendo gli altri che voi sapete.
29) Pagate le sigarette alla
Arrivederci. Sig.na Milena Taverna.
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3/XI/43
Costozza
Cari genitori e sorelle,
riparto per assolvere al mio
dovere, per camminare in quella strada ove
migliori di fratelli camminano soffrendo e morendo,
riparto perché l’ideale mi urge, la carità verso
i fratelli mi sospinge irresistibile, perché questa
è, chiara, la linea vocazionale di questa parentesi
della mia vita.
Dio sia con voi e con me, nella vostra e
mia sofferenza.
Vi scriverò, tornerò a missione compiuta,
a riprendere la mia vita normale.
Il mio pensiero, la sintesi del mio
sentire sta nell’ultima, che v’ho lasciata.
Vi bacio teneramente
Vostro figlio e fratello Giorgio
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Informazioni
1)Non ho bisogno di molta roba, perché sarò del tutto vestito, spesato e mantenuto.
2)Porto con me: maglie, toeletta, libri.
3)Le chiavi come al solito.
4)Date a Peretti il libro: "La donna eterna".
5)Non aprite la mia posta e tenetemela da parte.
6)Salutatemi tutti, nel modo che credete.
[Pagina 21]
Sono
ripartito
4/XI/43
Costozza
| L’immagine riproduce la fotocopia della prima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul fronte di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della seconda facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul retro di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della terza facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul fronte di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della quarta facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul retro di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della quinta facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul fronte di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della sesta facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul retro di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della settima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul fronte di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della ottava facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul retro di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della nona facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul fronte di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della decima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul retro di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della undicesima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul fronte di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della dodicesima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul retro di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della tredicesima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul fronte di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della quattordicesima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani.
Il documento originale è scritto sul retro di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della quindicesima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani. Trattasi della prima facciata del secondo messaggio, scritto il 12 ottobre 1943.
Il documento originale è scritto sul fronte di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della sedicesima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani. Trattasi della seconda facciata del secondo messaggio, scritto il 12 ottobre 1943. Il documento originale è scritto sul retro di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della diciassettesima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani. Trattasi della terza facciata del secondo messaggio, scritto il 12 ottobre 1943. Il documento originale è scritto sul fronte di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della diciottesima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani. Trattasi della quarta facciata del secondo messaggio, scritto il 12 ottobre 1943. Il documento originale è scritto sul retro di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della diciannovesima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani. Trattasi della prima facciata del terzo messaggio, scritto il 3 novembre 1943 da Costozza. Il documento originale è scritto sul fronte di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della ventesima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani. Trattasi della seconda facciata del terzo messaggio, scritto il 3 novembre 1943 da Costozza. Il documento originale è scritto sul fronte di un foglio bianco.
L’immagine riproduce la fotocopia della ventunesima facciata del testamento spirituale di Giorgio Mainadi, scritto ai genitori poco prima di unirsi ai partigiani. Trattasi della prima facciata del quarto e ultimo messaggio, scritto il 4 novembre 1943 da Costozza. Il documento originale è scritto sul fronte di un foglio bianco.
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